– Abstract –
L’Ente locale, il comune, il più vicino alle scuole, può avere un ruolo di ‘riconoscitore sociale’ assieme alle famiglie e alle associazioni professionali e di volontariato, in un percorso virtuoso che conduca, in un dialogo aperto con le istituzioni scolastiche, a forme di progettualità pedagogica che aiutino le scuole a superare separatezze, frammentarietà, che orientino verso un’identità di istituto, nella condivisione di valori e di sensibilizzazione di tutti gli utenti al bene comune e all’etica pubblica. È un lavoro paziente di co-costruzione, quello che si rende necessario, nella direzione di un “patto formativo scuola-famiglie- territorio”.
Per ciò che riguarda gli ambiti formativi ed educativi, L’Ente locale può utilmente svolgere una funzione di promozione, di arricchimento, di integrazione e stimolo di percorsi educativi, ma non sostituirsi ad interventi che spettano esclusivamente allo Stato, come ad es. stabilire quote di tempo pieno, sostituire personale a quello statale, “raccattare” forme di volontariato per “coprire vuoti” lasciati scoperti da scelte dettate esclusivamente da esigenze di tagli alla spesa pubblica.
Il Piano di Offerta Formativa territoriale regionale prima e territoriale poi, in Umbria ha avuto un terreno di sperimentazione molto proficuo nei primi anni 2000, e proprio grazie all’esperienza maturata anche con la difficile gestione della pandemia, è auspicabile una rinnovata spinta verso la riscoperta di modelli organizzativi più adeguati alle esigenze dei cittadini. Ecco che il POF di Territorio, in quanto documento di indirizzo, in posizione sovra-ordinata rispetto a quello proprio delle Istituzioni Scolastiche, non avrebbe il ruolo di “invadere” la realtà di queste ultime, anzi le arricchirebbe attribuendole senso e prospettiva e fornendo nel contempo nuovi strumenti di analisi e nuovi schemi d’azione.
La portata della sfida è di alto valore: occorrono strategie comuni tra scuola e terzo settore, di collaborazioni, finalizzate alla co-progettazione di percorsi educativi, che hanno già mostrato ottimi frutti nei casi in cui siano state realizzate, ma che da “buone pratiche” dovrebbero diventare pratiche abituali e diffuse in tutto il territorio nazionale
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