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Turismo e politiche per il centro storico. Analisi laica del consumo turistico della città murata

DiAlessio Mariucci

Set 27, 2021

– Abstract –

L’emergenza pandemica e le conseguenti pressoché totali limitazioni alla circolazione di persone che hanno colpito duramente il settore turistico rispetto agli altri, ha messo a nudo anche nella realtà assisana un fenomeno che ha animato i media nazionali e internazionali durante i giorni di lockdown, riguardante i centri storici delle principali destinazioni storico artistiche.

Qui gli amministratori hanno improvvisamente trovato le proprie città private dall’afflusso di visitatori e lavoratori pendolari nei servizi connessi al turismo, meri utenti e consumatori temporanei della città, denunciando finalmente il pesante detrimento conseguente alla perdita di residenti stabili per l’economia cittadina.

Cercando di smarcarsi da suddivisioni manichee e classiste dei flussi turistici per capacità di spesa, che da anni vedono etichettare un “turismo buono” e uno “cattivo” in base all’indotto economico in grado di movimentare, si vuole fare una riflessione che abbandona la visione mercantilistica della faccenda per concentrarci sugli effetti che differenti modalità di consumo della città producono su di essa.

Il turismo, assorto oggi a pratica di massa, grazie allo svuotamento normativo e del potere di controllo delle amministrazioni comunali mette a rischio gli ambienti di vita e la cultura stessa della città storica.

Gli effetti del consumo turistico, quando spazialmente concentrato, hanno infatti ripercussioni sulla composizione sociale, fisica e economica della realtà su cui insistono, sono descritte da precise leggi economiche e attengono ai concetti di capacità di carico della destinazione e del ciclo di vita del “prodotto città d’arte”. 

Uno dei principali effetti di spiazzamento che si registra nel centro storico di Assisi, è quello della produzione di luoghi dell’abitare, direttamente connessa al proliferare degli alloggi turistici nel centro storico

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